Tre lettere per contenere ogni (o quasi) tipo di combattimento. MMA sta infatti per Mixed Martial Arts, in italiano arti marziali miste. Un tipo di disciplina che mescola tecniche da vari tipi di lotta, dalla boxe alle arti marziali, dalla thai boxe al jiu jitsu brasiliano, e il cui scopo è, dichiaratamente, trovare la più efficace per avere la meglio su un avversario in una sfida senza armi. Anche se sono in continua crescita, a partire dagli anni ’90, e le competizioni hanno un nutrito seguito.
Le Mixed Martial Arts (MMA) sono uno sport di combattimento a contatto pieno che incorpora tecniche di striking (pugni, calci, ginocchiate, ecc…) e di wrestling/grappling (portate a terra, strangolamenti, leve articolari), sia in piedi che a terra”. Anche l’esercito degli Stati Uniti, per esempio, da una quindicina di anni ha inserito le MMA nei suoi programmi di allenamento.
Ma quindi di che tipi di lotta stiamo parlando?
Le MMA sono figlie di una storia lunga e frammentata. Dal Giappone al Brasile (considerato la culla delle mixed martial arts) negli anni si sono sviluppati molti tipi di combattimento misto e senza esclusioni di colpi, come riassume bene l’espressione portoghese vale tudo (vale tutto), un combattimento a mani nude e a contatto pieno.
Oggi per le MMA le discipline marziali di riferimento più efficaci “sono la lotta, la thai boxe e la boxe per quanto riguarda il combattimento in piedi e il Grappling/Brazilian jiu jitsu senza kimono per quanto riguarda il combattimento a terra”. Con grappling si intende un tip di lotta che mira a portare a terra l’avversario e a farlo arrendere usando strangolamenti, leve articolari o pressioni.
Si combatte davvero?
Sì. La lotta non è simulata come avviene in altri ambiti, l’aspetto di combattimento reale è considerato essenziale; “tutte le arti marziali che non prevedono competizioni agonistiche sono completamente inefficaci in un combattimento reale (per il principio: senza combattere non si può imparare a combattere)”.